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La pelle segna il limite visibile del nostro corpo ed il punto di contatto con il mondo. È il nostro organo più sensibile, quello che ci «nutre» maggiormente. Un neonato che non viene toccato, anche se sfamato, deperisce rapidamente, manifesta problemi cerebrali e può persino morire. Gli adulti che non toccano e non sono toccati languiscono e si rinsecchiscono. A volte il contatto fisico restituisce la vita a dei malati ed alcuni guaritori lo sanno bene.
Dal momento del risveglio prendo coscienza della mia pelle. Questa morbida pellicola che mi delimita. Quali sono le sensazioni della mia pelle? Il tepore, il benessere, il rilassamento?Mi alzo, la temperatura cambia. Come reagisce la mia pelle? Attraverso una stanza, sento il contatto dei piedi sul pavimento, la mia mano tocca una maniglia, apro una porta, sono vivo.
Ho preparato la colazione. Tocco cose con consistenze diverse, con temperature diverse. Pane, coltello, tazza colma, ecc. Faccio la doccia, l’insieme della mia pelle è ora toccato dal getto dell’acqua calda. Se sono assente la soddisfazione è mediocre, è solo un passaggio obbligatorio.
Se sono presente tutto il corpo trova la vita, la soddisfazione profonda di percepire le meravigliose sensazioni delle gocce d’acqua che si infrangono sulla mia pelle. Durante l’intera giornata la mia pelle cambia stato, risponde ad ogni genere di stimoli. Questa vita di fremito continuo è quella dello yoga dell’attenzione e della coscienza. Aprirmi a lei è «praticare», è accettare la mia qualità di essere vivente a tutti gli effetti, è uscire dall’automatismo che non mi porta nessuna soddisfazione.
Imparare a godere dei piaceri semplici è decondizionarsi poco alla volta dalla ricerca dei piaceri intensi che soli ci risvegliano dal torpore sensoriale. Più il nostro corpo è assente al mondo, più ci aspettiamo e ricerchiamo l’intensità per liberare la tensione.
Una delle grandi scoperte della presenza è che possiamo fare completamente affidamento sul nostro corpo. Lui sa. Ha la capacità meravigliosa di darci una risposta immediata nella maggior parte delle situazioni in cui si imponga una scelta. Purtroppo non gli riconosciamo questa capacità e spesso i nostri pensieri ci confondono e ci spingono a prendere decisioni contrarie al nostro corpo. Quando questo succede di solito poi diciamo «Lo sapevo», il che significa, il mio corpo lo sapeva.
Più impariamo ad avere totalmente fiducia nel nostro corpo, più scopriamo che ci conduce naturalmente verso una spontaneità gioiosa.
“Desideri, Passioni e Spiritualità” – Daniel Odier