Raccoglitore di perle
Come il terapeuta descritto da Annick de Souzanelle, anche il Core Counselor, pur non essendo un terapeuta, è un “Raccoglitore di Perle”. Annick de Souzenelle Il terapeuta raccoglitore di perle Interpretazione di Luciana Scalabrini Quando abbiamo scelto il tema di questo incontro, ci siamo resi conto fino a che punto chi ci governa non conosca l’importanza del terapeuta oggi. E’ necessario quindi formare l’identità del terapeuta, per la sua importanza e la sua funzione politica, oggi più che mai. Credo che sia molto importante soffermarsi su questo tema: qual è la conoscenza necessaria al terapeuta e come si forma; dopo gli studi a scuola o all’università, per la sua informazione e l’acquisizione di tecniche, occorre trasformare l’informazione in conoscenza, la vera conoscenza, con un profondo lavoro interiore. Ed è dal giusto rapporto con le sorgenti della conoscenza che si raggiunge la vera conoscenza, quella interiore. La conoscenza che viene dall’esterno è senza coscienza e sappiamo come la scienza senza conoscenza può essere tragica e causa di drammi per l’uomo. Oggi è stata fatta tabula rasa dei problemi della coscienza, oggi è un’emergenza assoluta e se non ci sono terapeuti che si pongono il problema della coscienza e della conoscenza non so quali possano essere le conseguenze, poiché le malattie psichiche sono le malattie dell’anima, sono proprio le malattie della coscienza e della non-coscienza. Esse devono essere affrontate con quella dimensione d’essere, che coloro che sono chiamati a divenire terapeuti devono raggiungere. Un’altra dimensione della coscienza richiede che il terapeuta divenga terapeuta di se stesso. Un approccio a questa definizione parte da questa considerazione. Se mi riferisco ai nostri testi biblici, Dio è la guida dopo che Adamo è nato nel giardino dell’Eden; Dio lo guida in quel giardino,che è il giardino della gioia ed è presente in tutti noi. Nello spazio di gioia, nello spazio d’incontro con lo stesso divino, che permette all’uomo di giungere ad un livello di coscienza più alto, si crea lo spazio per l’incontro con l’altro; l’incontro dell’uomo con il suo io interiore in un potenziale di energia che viene da un’informazione incredibile. E’ un incontro nuziale: il desiderio di Dio per l’uomo, spazio d’incontro di desiderio dell’uomo per il suo Dio, desiderio di felicità, di sicurezza, desiderio di senso, desiderio di rassicurazione. Si è perduto il senso di questo incontro d’amore. E’ questo il giardino dell’Eden, il giardino di gioia, l’incontro con il proprio io che prepara l’incontro con gli altri. Dopo l’incontro con Dio e con noi stessi, c’è l’incontro con un altro se stesso, vicino a noi simboleggiato dalla costola, parte che dobbiamo scoprire e realizzare. L’esperienza di gioia straordinaria noi la proviamo a livello dei sensi, sessuale, a livello del gusto e così via, ma se la gioia non giunge a livello ontologico, d’incontro di noi con Dio, è evidente che tutto ciò è qualcosa di povero e di sterile. L’uomo ha bisogno di essere guidato nel giardino dell’Eden, per sapere qual è il cammino. Infatti Adamo, che è l’intera umanità, vive la drammatica esperienza dell’esilio, cioè dell’oblio, perdita della coscienza del me, perdita tragica. Noi viviamo su due piani, il piano dell’esilio, strutturato attorno allo spazio-tempo, passato presente futuro, esteriore, che è sicuramente importante, e un altro piano. C’è un altro spazio-tempo, che la fisica dei quanti oggi conosce bene. Il vero terapeuta sarà quello che deve cogliere le perle in quest’altro spazio-tempo, lo spazio del giardino dell’Eden, questo spazio ontologico che abbiamo dimenticato, da cui siamo stati cacciati. Non è Dio che ci ha cacciati, siamo noi stessi. Lo sposo satanico, divenuto diabolico, ci porta a vivere questa situazione d’esilio, che ci rimanda a un Dio punitore, questo Dio che dobbiamo ritrovare, un Dio d’amore. Ci chiama a questo spazio d’incontro; sono là le perle. Se siamo attenti e all’ascolto, riceviamo l’informazione, la riceviamo da elementi esterni per portarci alle profondità interne. Dio parla a Giobbe con visioni notturne. Dalle visioni notturne e dalle esperienze quotidiane possiamo giungere a questa profondità. Siamo ancora schiavi delle nostre categorie di spazio-tempo, che è quello dell’esilio, ma abbiamo una profonda istanza di libertà. Da questa istanza nasce una spinta verso la ricerca interiore. E’ una scoperta sconvolgente. Dio crea l’uomo a sua immagine, maschio e femmina. La traduzione greca non distingue tra “fare” e “creare”, assimilandoli ad uno stesso verbo. Invece c’è una gran differenza tra fare e creare. Il verbo fare significa stare faccia a faccia, vedere l’alterità, l’altro, che è Adamo appunto. Ma l’altro è senza alcuna dinamica, e il verbo fare porta a questa dinamica, fino alla rassomiglianza e questo è il proposito della nostra vita, della nostra vita dove tutto è stato dimenticato. Ecco perché il verbo fare è importante, perché ci fa rendere conto del lavoro di noi umani. Ma Adamo è già là, nel mistero divino, nel cuore divino e Dio gli domanda se è d’accordo di essere creato. Per comprendere questo dobbiamo uscire dal nostro spazio-tempo. Non possiamo accedere a questa realtà nella nostra prigione di spazio-tempo. Ma a partire da qui, dalla nostra dimensione, possiamo accedere all’altra. Tra voi ci sono artisti, ci sono creatori, il progetto può essere realizzato. Credo che un pittore mi possa comprendere, l’opera d’arte si fa attraverso l’artista, perché l’opera c’è già. Se un libro non vuole essere scritto non si scriverà, anche se l’autore lo vuole. L’opera è già là, l’artista è un mezzo per realizzarla. La forma è contenuta nel blocco e domanda d’emergere. Michelangelo diceva che l’opera è contenuta nel marmo, occorre liberarla, Wagner diceva che non aveva scritto nessuna nota che non fosse stato obbligato a scrivere. Adamo domanda di essere creato e di giungere alla rassomiglianza con Elohim, giungere alle nozze, cioè sposare Dio. Noi abbiamo dimenticato tutto questo dal momento in cui siamo stati condizionati. Dal momento che la nostra parte ha dimenticato il suo sposo, scrive una sorta di storia sulla storia, sulla preistoria, cioè la nostra storia di sposo divino, il cui compimento consiste nell’uscire dal condizionamento. C’è una storia esterna
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