Mente-Corpo
Riportiamo questo interessante capitolo tratto dal libro: “Oltre i Confini. La Dimensione Transpersonale in Psicologia”, di Ken Wilber. Ci offre una visione olistica di Mente e Corpo a cui l’approccio del Core Counseling fa riferimento. Il Livello del Centauro Nel capitolo precedente abbiamo visto che raggiungendo e poi ripossedendo la nostra ombra proiettata, possiamo “espandere” la nostra identità da una persona priva di vigore a un ego sano. Potremmo colmare il divario, eliminare il confine tra la persona e l’ombra, e scoprire un senso di auto-identità più vasto e costante. E’ quasi come traslocare da un piccolo appartamento a una casa comoda. In questo capitolo passeremo dalla casa comoda a una residenza spaziosa, continuando il processo di base di dissoluzione dei confini, ma a un livello più profondo, analizzando alcuni dei metodi per espandere l’identità dall’ego (e la sua visione del mondo) al centauro, raggiungendo e ripossedendo i nostri corpi proiettati. La nozione di ripossedere il corpo, inizialmente, può apparire a qualcuno una nozione assai bizzarra. Il confine tra l’ego e la carne è così profondamente inculcato nell’inconscio della persona media, che la sua reazione al compito che ci si propone di sanare il divario sarà un misto di imbarazzo e di noia. Essendo giunta a concepire il confine tra mente e corpo come immutabilmente vero, non riesce a immaginare perché tutti vogliano interferirvi ed eliminarlo. Da quanto risulta, pochi di noi hanno perso la mente, ma molti di noi hanno perso il corpo, e mi dispiace dover dire che ciò deve essere preso alla lettera. Sembra quasi, infatti, che “Io” sia seduto sul mio corpo come se fossi un cavaliere sul suo cavallo: Lo batto e lo elogio, lo nutro, lo pulisco e lo curo quando è necessario. Lo sprono senza consultarlo e lo freno contro la sua volontà. Quando il mio corpo-cavallo si comporta bene, generalmente lo ignoro, ma quando diventa turbolento, il che capita molto spesso, estraggo la frusta per batterlo e riportarlo a una ragionevole sottomissione. In verità, il mio corpo sembra proprio dondolare sotto di me. Non affronto più il mondo con il mio corpo, ma sul mio corpo. Sono quassù, sono laggiù, e fondamentalmente provo un disagio proprio per quanto è laggiù. La mia consapevolezza è quasi esclusivamente consapevolezza mentale: io sono la mia mente, ma posseggo il mio corpo. Il corpo è ridotto dal sé a una proprietà, qualcosa di “mio”, ma non “io”. Il corpo, in breve, diventa un oggetto o una proiezione, esattamente nello stesso modo in cui è successo per l’ombra. Si eleva un confine sull’organismo totale, cosicché il corpo viene proiettato come non-sé. Il confine è una scissione, una fessura o, per usare le parole di Lowen, un blocco: “Il blocco agisce anche per separare e isolare il regno della psiche dal regno del soma. La nostra consapevolezza ci dice che agiscono l’uno sull’altro, ma a causa del blocco, essa non si estende tanto profondamente da farci intuire l’unità sottostante. Infatti, il blocco crea una scissione nell’unità della personalità. Non dissocia soltanto la psiche dal soma, ma separa anche i fenomeni di superficie dalle loro radici nella profondità dell’organismo”. La questione che ci riguarda fondamentalmente è la scissione dell’organismo totale, il centauro, di cui la perdita del corpo è soltanto il segno più visibile e tangibile. La perdita del corpo non è esattamente sinonimo della scissione del centauro, “l’unità sottostante”, ma è soltanto una delle manifestazioni che tale scissione può assumere. Ciononostante, si tratta della manifestazione su cui accentreremo la nostra attenzione in questo capitolo, in quanto si tratta della più facile da comprendere e della più semplice da comunicare. Vorrei ricordarvi, in ogni caso, che non intendo dire che il corpo per sé – ciò che chiamiamo “il corpo fisico” – è una realtà più profonda dell’ego-mentale. Infatti, lo stesso semplice corpo è il modo di consapevolezza più basso, così semplice che questo testo non lo comprende come argomento a sé. Il corpo non è “una realtà più profonda” dell’ego, come pensano molti somatologi, piuttosto l’integrazione del corpo e dell’ego è una realtà più profonda delle due separatamente, e tale integrazione è l’aspetto che metteremo in rilievo in questo capitolo, anche se, per motivi pratici, ci soffermeremo sul corpo fisico e sui suoi esercizi. Come vi potrete aspettare, le ragioni per cui abbandoniamo i nostri corpi sono innumerevoli; per cui ora temiamo di rivendicarli. Alcune di queste ragioni sono già state sottolineate nella discussione sull’evoluzione dello spettro. A livello superficiale, ci rifiutiamo di rivendicare il corpo semplicemente perché pensiamo che non vi sia nessuna ragione per farlo: un gran trambusto per niente. A livello più profondo, temiamo di rivendicare il corpo perché ospita, in modo molto chiaro ed evidente, emozioni e sentimenti forti che, socialmente, sono tabù. Infine, si evita il corpo perché è dimora della morte. Per tutte queste ragioni, e altre, generalmente una persona “adattata” ha proiettato da tempo il corpo come “oggetto là fuori”, o, potremmo dire, come oggetto “laggiù”. Il centauro è abbandonato e la persona si identifica come ego opposto al corpo. Ma, come tutte le proiezioni, l’alienazione del corpo si risolve soltanto nel corpo proiettato che ricomincia a tormentare l’individuo, colpendolo nei modi più penosi e anche peggio, con la sua propria energia. Poiché il corpo, a tutti gli effetti, si trova dall’altra parte del confine sé/non-sé, poiché non viene aiutato non essendo più un alleato, diventa naturalmente un nemico. L’ego e il corpo assumono un atteggiamento bellicoso, e inizia così un’intensa, anche se a volte sottile, guerra di opposti. Poiché, come abbiamo visto, ogni confine crea due opposti in lotta tra loro, lo stesso vale naturalmente per il confine tra l’ego e il corpo. Vi sono molti opposti importanti associati a questo confine particolare, ma uno dei più significativi è quello del volontario opposto all’involontario. L’ego è la sede del controllo, della manipolazione, del volontario e dell’attività volontaria. Infatti, l’ego di regola si identifica soltanto con i processi volontari. Tuttavia il corpo, fondamentalmente, è un insieme di processi involontari ben