La gemma

percorso di crescita personale

A tutti coloro che mi hanno accompagnata.

Una gemma azzurro-trasparente in un bacello di terra scura. Luminosa, scintillante…
Cosa ci faceva lì, dimenticata da chi? Per quale sfuggevole ed ingannevole motivo?
Non sapeva se appoggiare i piedi sulla terra per non rischiare di schiacciarla, annusava l’aria come un cane che sente il temporale arrivare.
Batteva quella gemma sotto la spessa coltre di terra. Come un cuore.
Forse era il suo cuore, dimenticato, abbandonato, seviziato, ignorato, vituperato.
Forse era proprio così.
Nel petto una sensazione di vuoto, di assenza.
Nella terra la presenza palpitante di quel gioiello pulsante e vivo.
Come tutti i padroni di petti-vuoti, lei girava come uno zombie, senza energie, senza che nulla potesse toccarla. Ma si sa, il vuoto chiama il pieno, e se il pieno non è buono, anche quel vuoto diventa non-buono.
Cosa c’è di più triste di un petto- vuoto-pieno di non-buono?
La gemma pulsava, chiamava, lei la vedeva: nei suoi sogni, nelle immagini che le popolavano la mente tanto da distrarla dalle cose della vita, nelle sensazioni che or ora le attraversavano la pelle.
Ma c’era un taglio tra lei e la gemma. Una separazione. Un rifiuto. Un ostacolo. Una palude. Una montagna. Una voragine. Un tunnel.
Una aspirazione. Una attrazione. Un palpito. Un avvicinarsi. Un allontanarsi.
E’ meglio che la gemma stia lì? Me la devo prendere e riporre nel petto-vuoto? Come faccio? Mi devo far male?
I passi non la tranquillizzavano, la terra tremava. TUM-TUM-TUM.
Quel battito tanto arcaico, che le rabbrividiva la pelle per l’intensità, la chiamava con urgenza.
Il terrore. Il panico. La perdita di controllo.
Eppure è così seduttivo…
Vorrei ma non posso. Vorrei ma non ce la posso fare. Vorrei ma non ce la devo fare. Non voglio più.
Abbandonò quel bosco, ah sì, perché di bosco si trattava…(umido, un po’ nebbioso, con la terra autunnale.)
Se ne andò, forte del suo petto-vuoto-pieno del non-buono.
E continuò la sua vita.
Ma nella mente ogni tanto si insinuava quella gemma, quell’immagine che la riportava alle origini delle cose, proprio dove si ha la sensazione forte ed inequivocabile della perfezione.
Nel senso di ciò che non deve essere cambiato.Va bene così com’è.
Non voleva ascoltare il potere di quelle visioni: non appartengono alla realtà.
Forte della realtà tornava ad occuparsi del nulla: il petto-vuoto richiamava il nulla, il futile, l’inutile, il succhiatore di energie.
Venne un giorno disperato in cui il nulla la avvolse dall’alto, come una materia densa e penetrante che poi diventa il freddo che paralizza.
Hai voglia lì sotto di sentire…!!! Hai voglia di pulsare..!!!!
Ormai tutto è fatto: il morbido ha lasciato il posto al sasso, e si sa, il sasso o lo modella l’acqua, continua, perseverante, ma una vita non basterebbe!, oppure lo frantuma una forza schiacciante: lo schiacciasassi.
E fu così.
Il sasso si frantumò lasciando nudo un corpo debole, malconcio, provato da tanta durezza.
Ma nel frattempo il petto-vuoto si era mantenuto vuoto, non aveva potuto riempirsi in quel blocco mortifero. E fu la sua salvezza.
Malconcia e malata si nutrì di germogli, di colori, di amore, di sguardi benevoli, di vicinanza, di competenze che altri le regalarono, di musiche, di odori, di immagini, di caldi abbracci.
Ci fu un momento in cui sentì quella gemma pulsare sotto la terra…o nel petto? Era fuori o dentro?
Il vuoto del petto ora si espandeva per attirare quella gemma che fu risucchiata proprio lì dove doveva stare.
E fu tanta la luce che irradiò che divenne la sua stella cometa: il suo cuore.

Ho scritto queste righe di getto, qualche giorno fa, dopo avere avuto l’immagine della gemma nella terra che mi è arrivata come un dono mentre guidavo.
Con l’augurio a me stessa e a voi di ascoltare e seguire quelle fugaci e scintillanti intuizioni che fanno della vita un viaggio che vale la pena di intraprendere.

Elena